
Il cane anziano: il ruolo dell’educatore cinofilo e l’importanza del proprietario.
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Come gestire l’arrivo di un nuovo cane in famiglia.
4 Gennaio 2022Negli ultimi anni sono cresciute a dismisura le passeggiate organizzate in montagna assieme ai propri cani. Iniziative positive, salutari e di aggregazione intra e interspecifica che, se condotte in sicurezza e nel rispetto per i luoghi, portano beneficio alla relazione e soddisfazioni reciproche.
Quando parlo di sicurezza e rispetto, restando in tema strettamente cinofilo, mi riferisco all’utilizzo del guinzaglio che, nelle aree frequentate da animali selvatici è d’obbligo.
Ma come? Vado in montagna e devo tenere il cane al guinzaglio? Sì. A meno che non si sia cacciatori, tartufai o pastori con i cani da conduzione e da guardiania di greggi o armenti (ciascuno nel rispetto delle relative normative).
Le ragioni sono diverse, ma qui preme sottolineare che le più importanti risiedono nella conoscenza della conformità del terreno e dei boschi e nella consapevolezza dei pericoli ivi presenti, nonché nel saper gestire i propri cani in natura. Cani addestrati ad attività specifiche, cacciare un determinato selvatico, cercare tartufi, badare alle pecore, non sono cani che vanno a zonzo per la sola voglia di esplorare senza uno scopo col rischio di trovarsi involontariamente in pericolo, sono cani concentrati sul loro compito e i loro proprietari sono “addetti ai lavori”.
Nei boschi, di cui è ricoperto il nostro Appennino, la selvaggina di grosse dimensioni ha avuto una crescita esponenziale. Non solo cervi, daini e caprioli, per citarne alcuni, ma anche cinghiali e predatori come i lupi godono di un habitat favorevolissimo. Questi animali rappresentano potenziali pericoli per tutti i cani, ancor più per i cani non avvezzi al selvatico. Un capriolo può farsi inseguire da un cane per ore, magari attraversando strade, un cinghiale può ferirlo gravemente, i lupi possono predarlo e ucciderlo. Anche il tasso o l’istrice, apparentemente innocui, possono arrecare seri danni se messi alle strette.
Dal lato opposto, un cane libero di girare può diventare un predatore, soprattutto nel periodo primaverile delle nascite; così mentre il proprietario si ferma a mangiare un panino, il suo cane, allontanatosi, può mangiarsi un leprotto.
Un altro caso ancora, il cane appartenente ad una razza da caccia il cui proprietario non caccia è un compendio dei rischi sopra citati: un predatore inconsapevole che improvvisamente riscopre la propria indole, ma senza avere esperienza alcuna.
Anche il cane più ubbidiente del mondo, in un contesto naturale, può sfuggire alla vista. Ricordiamoci che sentono, con naso e orecchie, ciò che noi non sentiamo, possono quindi essere improvvisamente attirati fuori dal nostro controllo fino a perdersi.
Vedere il proprio cane felice di correre in un contesto “selvaggio” dà gioia e regala al proprietario un senso di libertà impossibile altrove, tuttavia la sicurezza e la prudenza non devono mancare mai.
Ebbene, qualora l’educatore cinofilo dovesse suggerirvi di lasciare correre nei boschi il vostro cane per dar modo al suo istinto di esprimersi, è opportuno diffidare di questa opzione preferendo le aree a ciò dedicate (aree sgambamento, centri cinofili, zone dedicate nei parchi cittadini, ecc.) e condividendo le passeggiate nei boschi e in montagna con il guinzaglio o la lunghina. Qualora, poi, il vostro cane fosse da caccia, sarebbe bene indirizzarlo verso attività consone alla sua indole, attività ben lungi dall’abbandonarlo a se stesso in mezzo al bosco.